LA CITTADINANZA GRATA POSE

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PAOLA PASQUI

Paola Pasqui al suo secondo lavoro dopo ‘Ovunque ma non a Livorno” continua nei suoi quadretti presi dal quotidiano. E in alla grazia della Yourcenar nei suoi racconti dimostra come sa usare la penna con maestria.

LIVING THEATRE

Allora, è indubitabile che dedicarsi al teatro e al cabaret dia tantissime soddisfazioni, talmente tante che è difficile elencarle tutte, per cui ne dirò solo alcune. È fantastico, ad esempio,  quando te poveracrista/poverocristo sei lì che cerchi di strappà du risate con il tuo umile repertorio e nel pubblico c’è uno, che a qualche cena di briai gli devano ave’ detto che è spiritosissimo, che comincia a rumoreggiare imitando Panariello (espressione preferita ‘Roberta, saluta tutti, eh!’) o, ancora più simpatico, ad anticipare le tue battute, cambiandole, solitamente virando più sul Bombolo che sul Woody Allen. Lo conosciamo tutti, anche chi non fa cabaret: è il soggetto che ai matrimoni prepara la frutta della sposa e che ancora riesce a reperire i cuscini effetto flatulenza da apporre sulle sedie dei convitati. Amatissimo dagli animatori dei villaggi turistici, è capace di cantare per ore e ore ‘L’unico frutto dell’amor, è la banana, è la banana’, tacciando di musone chi non partecipa all’esilarante siparietto.
A lui preferisco di gran lunga le donnine del teatro della domenica pomeriggio, che partecipano alle vicende in scena con reale pathos: medaglia d’oro a colei, rimasta ignota, che durante una scena drammaticissima in cui io dovevo schiaffeggiare con violenza il coprotagonista, se ne uscì fuori con uno stentoreo ‘Oimmèna, poverino, ma così lo sciagatta! ’. Volevo fa la ola, ma il testo era così tragico che mi peritai. Ma, se mi legge, voglio che sappia che non la dimenticherò mai.
Cena di briai: convivio di sommeliers.
Sciagattare: percuotere facendo molto ma molto male.