DOPO DI TE LEI

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Descrizione

 

Perdere un figlio di diciassette anni all’improvviso per un aneurisma e, in seguito alla certificata morte clinica, donarne gli organi, è l’esperienza tremenda vissuta da Mario Bartoli. Una sera come tante Chry Chry Bartoli, così veniva chiamato in casa, esce con gli amici e il suo rientro prende i colori della tragedia. Pensare che il figlio abbia alzato un po’ il gomito, visto che non si regge in piedi,quasi intenerisce il padre che solo dopo  percepisce la gravità della situazione. Al Pronto Soccorso, l’intervento immediato dei chirurghi non può fare altro che confermare la vastità dell’emorragia. La scelta dei genitori deve essere presa in poco tempo e donare gli organi del figlio non è altra speranza che quella di vedere rivivere Chry Chry negli occhi e nel cuore di un altro essere umano. Dopo anni di depressione Mario Bartoli riesce a ritrovare un po’ di pace nell’incontro con una canina, Kyra, che non può naturalmente coprire il vuoto lasciato dal figlio, ma che nella pazienza e nell’affetto verso Mario riesce a dare una speranza di vita. Comincia così la storia di un’amicizia tra Mario e Kyra che con il tempo si irrobustisce sempre di più e che trova nel servizio e nel volontariato verso i più deboli una ragione di essere. Kyra e Mario diventano una presenza importante per i bambini in difficoltà. Contro ogni aspettativa e previsione Kyra ottiene il brevetto che le consente di entrare nella Protezione Civile.

La vicenda di Chry Chry, Mario e Kyra è stata molto seguita a Livorno dove “a furor di popolo” è stata intitolata una piazza a Christian Bartoli

Le prefazioni del libro sono a cura di Igor Protti e Elena Meliconi(Associaz. Animalista)

MARIO BARTOLI

MARIO BARTOLI è un ex portuale

“Dai Kyra! Scappa! Scappa!”

  Non so se fui più veloce io nel pronunciare questa frase o lei a comprendere il pericolo e darsi alla fuga. Il fatto sta che ci mettemmo a correre a perdifiato lungo la salita che ci riconduceva nuovamente nel bosco, unica via di fuga per noi. Avevamo camminato molto quella mattina e il parco del Cisternino, nostro punto d’arrivo, era ancora distante. La stanchezza stava assalendo entrambi, ed anche il suo zoppicamento, causato dalla displasia che l’affligge, aveva cominciato a manifestarsi, quando improvvisamente, poco più avanti, nel bel mezzo della discesa che stavamo percorrendo, ci trovammo di fronte ad una cinghiala con sei o sette cuccioli al seguito, ordinatamente incolonnati, che percepì la nostra presenza come un pericolo per i suoi piccoli e cominciò a correre come una furia verso di noi, con l’intento di proteggerli. Non avevamo alternativa, dovevamo scappare senza perdere un solo istante. Kyra comprese subito la situazione e cominciò la ‘ritirata’, naturalmente, nonostante il suo malanno alle zampe posteriori, correva molto più veloce di me avvantaggiandosi lungo la salita, ma ad un certo punto la vidi girarsi, i suoi occhi mi cercarono e accortasi che ero rimasto indietro, rallentò la sua forsennata corsa e di scatto si diresse verso mamma cinghiala: voleva difendermi e l’unico modo che aveva era attaccare l’animale.

  Urlai, urlai ancora più forte: “No! No! Kyra scappa, scappa!”.

  Non ascoltava, per lei era troppo importante difendermi dalla furia della cinghiala. Nella sua corsa verso la battaglia mi passò accanto e non so come, riuscii ad afferrarla per il collare e a trascinarla con me nella fuga. Corremmo come dannati, poi fortunatamente mamma cinghiala rallentò la sua corsa verso di noi, evidentemente aveva deciso di averci cacciato ad una distanza da lei ritenuta sufficientemente sicura per difendere la sua prole, ci guardò emettendo grugniti intimidatori e tornò indietro dai suoi piccoli, ma io continuai a sollecitare Kyra a seguirmi ancora nella corsa, finché esausto non mi sdraiai a terra insieme a lei. Dopo aver preso un po’ di fiato, sudato ed ansimante le dissi: “Che paura Kyra!”.

 Lei guardando in direzione di mamma cinghiala continuava a ringhiare. L’accarezzai dolcemente cercando di calmarla: “Dai smetti di brontolare, non mi è successo niente.”

  Subito le sue leccate di affetto mi bagnarono il volto; rimasi seduto a terra guardando in lontananza il movimento delle frasche nella folta vegetazione, provocato da mamma cinghiala che si allontanava con i suoi piccoli al seguito, continuando ad emettere forti grugniti minacciosi.

  Restai in attesa per molto tempo, volevo essere certo che non vi fossero ripensamenti da parte della nostra assalitrice, ero terrorizzato dall’idea che potesse accadere qualcosa a Kyra. L’abbracciai ancora, le detti un bacio sopra la testa e stingendola a me cominciai a riflettere su cosa significa amare in modo incondizionato, così come lei, ancora una volta, aveva dimostrato di saper fare: con grande coraggio non aveva esitato un solo istante ad affrontare il pericolo per difendermi. Ma quante persone, mi chiesi, erano state capaci di amarmi così tanto nel corso della mia vita? Poche, veramente poche, mi risposi.

  Ormai mamma cinghiala era lontanissima e il silenzio si era di nuovo impadronito del luogo, ma io non avevo voglia di riprendere il nostro cammino, desideravo rimanere ancora un po’ seduto a terra, a gustare ogni istante di quella atmosfera, che la sua nuova prova d’amore aveva appena creato. Kyra si era accucciata al mio fianco, appoggiando il suo bel musetto sulle mie gambe, mentre le mani continuavano a scivolare lungo il suo morbido pelo, un lieve venticello si alzò allietando il mio volto sudato. Continuando ad accarezzarla mi misi ad osservare l’orizzonte, dove il mare, le navi in attesa di entrare in porto, delle quali potevo vedere solo le sagome, faceva da contorno al profilo della mia città, che in tutta la sua bellezza si estendeva sotto di noi. La mia mente continuava a seguire il flusso dei pensieri, portandomi a ripensare alla bella storia che stavamo vivendo insieme, iniziata la sera in cui lei, un piccolo e tenero batuffolo di peli, entrò prepotentemente nella mia vita cambiandola radicalmente, riuscendo con il suo amore incondizionato a farmi uscire dalla mia solitudine interiore e dalla profonda depressione in cui ero caduto, regalandomi una nuova esistenza.

  Prima di conoscerla non avrei mai creduto fosse possibile amare in modo così profondo un cane.