Pizzaballa ti odio

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MASSIMO VOLPI

MASSIMO VOLPI nasce a Livorno nel 1956 le passioni della sua
vita sono il mare, la musica,il calcio e l’amore per la sua città. Ha
scritto per le Edizioni Erasmo “A Livorno negli anni ’60 si suonava
così” e “A Livorno negli anni ’70 si suonava così”.

 

28/1/1965
“No, non ci vengo!”, le urlai in faccia.
“Non ci vengo in centro a fare spese, lasciami a casa”.
“No, a casa da solo non ti lascio, vieni con me e tuo fratello”, disse
decisa.
“No, no, no, no”.
“Guarda che ti do un ceffone”.
“Dammelo, tanto non vengo”.
“Ti compro dieci bustine”.
“Vengo”. Mi lasciai corrompere spudoratamente, ignobilmente.
Il pensiero di poter trovare Pizzaballa mi fece cedere a quel ricatto.
Non potevo più vedere l’album senza quella figurina.
Dettai solo un’ultima condizione.
“Il cappello alla aviatore con le orecchie tappate non me lo
metto!”.
“Lo hai ricomprato ma io non me lo metto!”.
In un attacco di follia avevo scagliato il precedente cappello da
aviatore nei fossi davanti al mercato centrale perchè mi dava fastidio

dio e mi beccai una bella punizione, niente Tv al pomeriggio per
una settimana.
“Mica rubiamo i soldi”, urlava arrabbiata mia madre.
“Te lo avevo detto che non mi piaceva…”.
Siamo andati da Vittadello in Via Grande, senza cappello da aviatore.
Mamma doveva comprare un maglione per babbo.
Mentre lei sceglieva il maglione io gironzolavo un pò nel bel negozio.
Giacca di pura lana £ 2900.
Abito di pura lana £ 6090
Calzone terital £ 1700.
Soprabito £ 7900.
Impermeabile di nylon £ 1500.
Impermeabile di makò £ 3900.
Quante bustine di calciatori avrei potuto comprare.
Mamma comprò un bel maglione blu per babbo e spese
£ 1200…120 bustine!!!
Prima di cena aprii le dieci bustine che mamma mi aveva comprato,
quelle frutto del vile ricatto.
Longoni, Domenghini… lui non c’era.

“Che c’è che non va?”, disse mamma.
“Ti vedo pensieroso…”
“No, niente, ma… dimmi mamma, cos’è il makò che ho letto da
Vittadello?”
“È una specie di cotone, si chiama così perchè viene coltivato sul
Nilo, in Egitto, in località Makò… ecco perchè si chiama così”.
La sera vedemmo tutti insieme il XV festival di Sanremo.
Guardammo con attenzione perchè in gara c’erano due livornesi,
Fabrizio Ferretti e Beppe Cardile.
“Sono proprio bravi”, disse mamma.
“Un’ sono boni a ‘na sega!”, replicò nonno