NORBICCIANO. Presentazione a LUCCA

24 Aprile 2015 • • Views: 762

Mercoled’ 13 maggio, ore 21,30
LUCCA, Auditorium Fondazione Banca del Monte (Piazza San Martino)
NORBICCIANO
Serata di presentazione del romanzo ‘Per il bene che ti voglio’ di Michele Cecchini (Edizioni Erasmo, 2015)
una serata a cura del Cineforum Ezechiele 25,17

Verrà proiettato, tra gli altri, ‘The Immigrant’ (it: ‘Charlot emigrante’, 1917 – Charlie Chaplin)
Partecipa alla serata Ilaria Del Bianco, Presidente dell’Associazione Lucchesi nel Mondo
Intervento di Remo Santini (caposervizio della redazione lucchese del quotidiano La Nazione)
Coordina Pier Dario Marzi
Letture di Silvia Bagnoli
Sarà presente l’autore.

 

Ammisorri, just a moment… ma ho da dire una storia.
Questa è la storia di un uomo che viene da un paese che non c’è. Questa è una storia di tanto tempo fa. È la storia di Antonio Bevilacqua. La gente qui in paese dice che è un mostro, perché da quando è tornato parla di cose strane in una lingua tutta sua.

 

Alla fine degli anni Venti, Antonio il maggiante parte dalla Lucchesia deciso a intraprendere la carriera di attore nel circuito dei teatri off-Broadway di San Francisco. Qui entra in contatto con l’ambiente artistico raccolto attorno, tra gli altri, a Lawrence Ferlinghetti.
Per un periodo si trasferisce a Hollywood, dove viene scritturato in un film di Chaplin come ‘controfigura schermatica’. Sul set, in pratica, ha il compito di sostituire Chaplin nella predisposizione delle scene: su di lui i tecnici tarano le luci, impostano il piano dell’inquadratura, la distanza e l’altezza della macchina da presa, la definizione degli spazi e dei movimenti.
Sembra dunque avere trovato la sua ‘Merica’ nel ‘muvinpicce’: con questa espressione, storpiata dall’inglese ‘moving pictures’, Antonio indica il cinema.
Lui e tutti gli altri Dagos, gli emigrati di origine italiana, parlano infatti una strana
lingua, l’italiese, una goffa eppure poetica commistione di italiano e inglese, che racconta il tentativo di integrarsi in una realtà tanto diversa da quella di origine.
Nel linguaggio come nella vita Antonio Bevilacqua – nel frattempo ‘divenuto’ Tony Drinkwater – abita una terra di mezzo, quella di chi non è ancora e allo stesso tempo non è più.

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