D’ora in ora

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Descrizione

“D’ora in ora” di Nicoletta Buonapace.

Per la collana di poesia: “Gocce nel mare”, diretta da Laura Visconti

“D’ora in ora” è una raccolta di liriche che segnano le tappe di un percorso in un tempo sospeso, nel desiderio di dare voce a un’esperienza, un pensare, un immaginario talvolta incandescenti. Un percorso di scoperta di sé, in cui emergono tracce di figure che, dal silenzio, cercano una parola alle domande, alle ribellioni, alle ambiguità, al disorientamento.

La poesia di Nicoletta Buonapace nasce da una necessità e da un’urgenza: evocare, dare esistenza a quella verità soggettiva che la poesia sempre insegue e che sta fuori dall’ordine comune del discorso. Il suo sguardo di donna indaga e ricerca incessantemente significati là dove spesso il senso sembra sepolto nell’oscurità, interroga la storia, osserva con lucidità le immagini che emergono da un paesaggio interiore che si rispecchia nel mondo e cerca la parola che sveli gli inganni di un sapere costruito sulla divisione dei generi, dei ruoli, sul dominio e sull’oppressione di chi non si conforma: “Non volevo che essere me stessa / non volevo che una chiara verità / non conoscevo preghiere o sogni / né lingua per parlare con il loro dio”.

È una coscienza in cui maschile e femminile s’intrecciano in una oscillazione misteriosa e dolorosa: Ascolto un sillabare indifferente / è serbato dalla pietra e un vento / ricorda del fatale disorientamento / l’antica legge di un corpo demente”, alla ricerca di una voce più autentica, di un’identità più fedele a sé, nel “(…) canto di una figlia / fin dall’inizio sigillato dal dolore”.

In alcune poesie compaiono figure di estrema fragilità, con “occhi né d’uomo né di donna“, indefinite, il cui dolore consiste proprio nell’impossibilità di adeguarsi alle definizioni altrui. In questo contesto, l’amore è fonte di trasformazione e insieme stupore di nascita: “Un esordio / al mondo / nella luce / abbagliante”.

La lunga poesia che chiude il volume, “Incompiuto requiem”, ripercorre lo schema della messa da requiem, ad interrogare laicamente un dio che è mancanza e desiderio allo stesso tempo, nello sgomento che investe da una parte l’io lirico dall’altra il mondo, osservato nella sua crudeltà, povertà, privo di ogni pietà e tenerezza, al quale solo la memoria e l’infanzia possono restituire speranza.

Nicoletta Buonapace