La chiesa di San Ferdinando Scavi e restauri

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Descrizione

Da tempo si auspicava che il rinnovato interesse culturale verso la Chiesa di San Ferdinando nel panorama storico artistico della Toscana, di cui si è fatto portavoce nel 2003 Riccardo Spinelli nel volume dedicato a Giovan Battista Foggini autore della progettazione architettonica e decorativa della Chiesa, fosse accompagnato da una ripresa di interventi indispensabili alla conservazione di quest’insigne monumento.
Consolidamenti strutturali della parte centrale del presbiterio sottostante l’altare maggiore furono compiuti negli anni Novanta del secolo scorso dall’architetto Mario Ferretti della Soprintendenza di Pisa… seguiti nel 1993-1994 dal restauro degli stucchi della volta della navata…
Il recente intervento di restauro (2010-2011) degli stucchi del catino absidale… completa questa fase… Rappresentativo dell’interesse della collettività verso questa chiesa e l’arte trinitaria si pone anche il restauro della pala in legno intagliato e dorato della tela raffigurante la Madonna del Buon Rimedio.

Attraverso questa pubblicazione l’architetto Silvia Pagni e il gruppo di giovani studiosi gli archeologi: Annalisa Faggi, Flavio Pucci e Laura Peruzzi; l’antropologo Emiliano Carnieri insieme con il gruppo di restauratori del CER Coop arl (Martinez, Bresma, Carminati, Carniel, Riva) rendono conto della rilevanza storica, artistica e antropologica di questo monumento a contrasto con un palese e progressivo degrado dell’architettura e degli apparati decorativi.
Del legame tra Livorno e l’Ordine dei Trinitari e l’arte nella sua magnificenza settecentesca si rende conto attraverso il consapevole lavoro di questi studiosi desiderosi di divulgare la conoscenza della Chiesa di San Ferdinando esemplarmente rappresentativa della memoria storica della città.
Nell’indagine a carattere storico antropologico sui resti inumati presenti in quattro antichi sepolcri, nelle fasi costruttive della chiesa, nella storia dell’Ordine e del fondatore San Giovanni De Matha essi restituiscono uno spaccato in cui appare evidente il ruolo di Livorno e l’interesse della chiesa di San Ferdinando nella storia, nell’arte e nella vita dell’età moderna, soprattutto nel rapporto marittimo tra il granducato di Toscana e i paesi affacciati sul Mediterraneo.
Nonostante i danni causati dalla guerra (crollo del tamburo e cupola) la Chiesa conserva integro il proprio patrimonio artistico di plurisecolare sedimentazione e non è poca cosa in una città duramente colpita dai bombardamenti del 1943, ed un lavoro come questo nasce dalla consapevolezza che la conoscenza del passato della città trova nella Chiesa di San Ferdinando le sue peculiarità.
I due “Schiavi liberati dall’Angelo”, che Giovanni Aratta pone sull’altare in diretto richiamo simbolico con il sovrastante emblema della Trinità, acquistano un linguaggio innovativo di cui si è fatto interprete nel 1999, nel convegno a margine del convegno dedicato agli 800 anni di vita dei Trinitari, il compianto vescovo Alberto Ablondi invitando i giovani all’attualizzazione del messaggio di libertà nella consapevolezza che il “prezzo della libertà si paga sempre; ogni momento è il tempo di riconquistarla, ogni momento è il tempo di offrirla”.
Ed è proprio dalla avventurosa liberazione compiuta dal francese padre Francesco che da Livorno partì per la Tunisia con cristiano liberati, che nel 1653 prese avvio la storia della fondazione della chiesa di San Ferdinando, sulla liberazione degli schiavi si mossero i Trinitari fondatori di questa Chiesa che al fasto artistico del barocco settecentesco affidarono il messaggio teologico della liberazione.
Parafrasando le parole di Paolo Castignoli si può ripetere che per le sue caratteristiche storiche la Chiesa di San Ferdinando rappresenta “gli intensi rapporti non solo commerciali ma anche culturali tra il mondo cristiano e quello islamico”. “A causa del suo particolare ruolo di cuore pulsante di attivi scambi in un vasto avanmare che aveva il suo epicentro nel Mediterraneo” la chiesa di San Ferdinando testimonia una storia ancora attuale grazie al contributo degli autori di questa pubblicazione.

Dalla presentazione di Maria Teresa Lazzarini
(Direttrice storico dell’Arte, già della
Soprintendenza di Pisa)
La Chiesa di San Ferdinando di Fulvio Pucci
I Trinitari di Laura Peruzzi
San Giovanni De Matha di Annalisa Faggi
Restauro degli stucchi del catino absidale
(Martinez Bresma, Carminati, Carniel, Riva)
Le indagini archeologiche di Annalisa Faggi
Il materiale recuperato di Flavio Pucci
Il sepolcreto di Silvia Pagni
Lo studio antropologico di Emiliano Carnieri
Le famiglie di Laura Peruzzi