Descrizione
IL BONI QUI COSA SCRIVEREBBE?
di Claudio Marmugi
“Il suo nome è Boni, G.M. Boni”.
E quel G.M. all’inizio è un po’ sospetto. Per cosa sta?
General Motors? Gran Maestro? Geniale Matto? Giovane Marmotta?
Mah. Io direi che G.M. è una sigla polivalente.
È un po’ di tutto questo e nulla al tempo stesso. Anche il cognome è indicativo – non meno del G.M. del nome. Ma procediamo con ordine. Giovanni Maria Boni è senza dubbio bono a scrive’. Rientra nei “Boni” anche per questo. Oltretutto è un bimbo bono perdavvero, sicché sta nei “Boni” anche per differenziarsi dai “Cattivi”. Del resto, Giovanni Maria Cattivi suonava malissimo. Sicché, buon per lui chiamassi Boni. Ora, io, però, che sto qui a scrivergli la prefazione, non so se sono bono davvero a scrivergli la prefazione.
Se ero “bono” come lui mi sarei chiamato Glauco Maria Boni o Giovanclaudio Marmugi Boni.
Io invece non sono Boni affatto.
In realtà, a me, da giovane interessava essere BONO, ma BONO ABBESTIA, perché negli anni ’80/’90 era un titolo nobiliare adattissimo da spendersi con le ragazze – la scala della bellezza media maschile a Livorno era: FAI CAA’ / SEI UN CESSO / SEI UN TIPO / SEI PASSABILE /BELLOCCIO / BONAZZO / BONO / BONO+ / BONO ABBESTIA (per la cronaca, a Livorno sui muri, anche ora, c’è scritto “Marmugi 6 Bono Abbestia!” ma, ho scoperto, non parlano di me – bensì di un Simone Marmugi che probabilmente, è bono abbestia sul serio).
Insomma, l’ho già detto, io non sono Bono. E lui è più Boni di me.
Però siamo grandi amici. All’inizio su Facebook.
Poi nella vita. Un incredibile processo inverso e controtendenza.
Ho conosciuto Giovanni Maria Boni su Fb perché lui mi aveva chiesto amicizia. Lo faceva impazzire (così m’ha detto) un filmino di pochi minuti girato con Andrea Camerini (autore de IL TROIO sul Vernacoliere e di molte altre cose) vicino a casa sua (vicino a casa del Boni, dico): una parodia targata Grezzofilm del film “ROCKY” intitolata “ROCHI”, interpretata da Galli&Villo con una fugace apparizione mia: pugili e arbitri su un ring (di Piombino) dove tutti ripetevano frasi memorabili dei film di Stallone tipo “Io ti spiezzo in due”, ma con un filo di voce (essendo ROCHI, appunto). Penso che Giovanni sia l’unico vero fan di quella (non me ne voglia il Camerini) apocalittica boiata, talmente surreale da risultare quasi incompresa (però la dice lunga sul suo modo di G.M. B. di intendere la comicità e soprattutto la parola) da essere adulato, mi son ritrovato, leggendo “i commenti” di Giovanni su Fb, a diventare di colpo adulatore.
Giorno dopo giorno sono diventato io un fan suo. Boni scriveva e io dicevo: “Buona questa!”.
Una. Due. Dieci battute, al giorno. E dentro di me continuavo (e continuo) a ripetermi: “Oh! Questo è ganzo. Questo fa ridere!”.
Gli chiesi allora se faceva l’autore e lui, quasi spaventato, mi rispose di no. Che non ci aveva mai pensato. Che abitava a Piombino, non conosceva nessuno dello spettacolo e scriveva per sé. E credeva di scrive’ pure una montagna di ‘azzate.
E ora eccoci qua.
Son passati du’ anni e mezzo e mi tocca buttanni giù la Prefazione al suo primo libro. Addirittura. E mi sono offerto anche volontario! Perché lo considero un genio. Perché si è dimostrato, anche proprio su Facebook, un fulmine nei giochi di parole, una scheggia nel colpire nel segno, spesso addirittura spiazzandomi, portandomi ad esclamare: “Diamine! Perché non è venuta a me quella battuta?”.
Oppure, a volte, mentre son qui al computer che annaspo dietro a un pezzo per il Vernacoliere o per il Tirreno, mi vien da dire: “Il Boni qui cosa scriverebbe?”.
Già, il Boni qui cosa scriverebbe?
Di sicuro ora ci metterebbe un Pilosio a pensare, in attesa della prossima folgorante ‘azzata. Ebbene signori: bevetevi il Boni, prima che lui si beva voi.