Mercatino Americano e dintorni

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Descrizione

C’era una volta a Livorno un pezzetto di vecchia America. Piazza XX settembre, mercatino americano. Alzi la mano chi non ne ha sentito parlare. Un labirinto buio e disordinato di bancarelle improvvisate, dove negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale si andavano a cercare sigarette, milk chocolate, l’aspirina made in Usa e certe saponette disinfettanti miracolose per ogni tipo di malattia (anche venerea…).

Quei banchi coperti da tetti di lamiera inchiodati ai platani, dove da tutta Italia venivano a cercare i Levis, i Ray-Ban, le  t-shirt Fruit of the Loom come quelle di James Dean prima e di Fonzie, e dove sono apparsi il ketchup, il burro di noccioline e lo sciroppo d’acero  molto prima che approdassero nei supermercati italiani.

In piazza XX settembre, negli anni Cinquanta e Sessanta, gli attori di Cinecittà di passaggio a Livorno si accaparravano il dentifricio sbiancante che faceva brillare i denti dei colleghi di Hollywood ed anche il potentissimo colluttorio Listerine per baci a prova di ciak. Si sono visti, e non una volta sola, Mastroianni, Alberto Sordi e la Loren, Claudio Villa lì era di casa. Little Tony vi si sentiva Elvis. Mentre negli anni Settanta i pionieri delle radio libere in Italia vi hanno reperito i trasmettitori FM da campo americani su cui si basò la cosiddetta “alta frequenza” delle prime radio libere d’Italia e Renzo Arbore veniva a cercarvi cimeli per la sua collezione di oggettistica  kitsch.

Il mercatino americano di Livorno non è stato un mercatino qualunque. E’ un pezzo di storia “vista dal basso” che affonda le radici nelle macerie della Seconda Guerra Mondiale. Una briciola di Piano Marshall (NOTA)alla livornese, che si è colorato, man mano che passavano gli affanni e la fame del dopoguerra, di personaggi, di merci e di aneddoti. Fino a diventare, per molti anni, dai Sessanta agli Ottanta del Novecento almeno, con il suo fritto misto di esotismo yankee e di sanguigna vivacità labronica, la maggiore attrazione turistica della città dei Quattro Mori e del cacciucco.

Ursula Galli