Descrizione
Questo libro costituisce un’importante novità editoriale nell’ambito degli studi di storia economica sul sistema portuale italiano. Nel volume vengono ampiamente e accuratamente analizzati i compositi difetti che per decenni hanno afflitto gli scali italiani. L’analisi è di lungo periodo. In 50 anni di storia portuale si sono sovrapposte e intrecciate ai noti problemi di scarsi e intermittenti investimenti pubblici altre questioni connesse con un’integrazione limitata dei traffici marittimi e terrestri e con una gestione pubblica del mercato del lavoro ormai obsoleta.
Il porto di Livorno, uno dei più importanti del Mediterraneo, è al centro di questa ricerca, che utilizza fonti inedite private e pubbliche, per mettere sotto una nuova luce importanti avvenimenti che, come le lotte contro la diffusione dell’autonomia funzionale (negli anni Cinquanta e Sessanta) o l’applicazione dei decreti del ministro Prandini nel 1989, hanno successivamente portato a modificare radicalmente la gestione dei porti e del lavoro portuale in Italia. Le riforme portuali attuate negli anni 1989-1992 e 1994-2000 hanno avuto conseguenze drastiche sull’organizzazione del lavoro. Alcune di queste conseguenze non sono ancora chiare e presentano molte incognite.
Un utile strumento di orientamento può essere trovato allora nell’analisi storica di lungo periodo che fornisce ai policy makers prospettive coerenti per la soluzione dei problemi odierni. Ciò è tanto più necessario poiché la riforma del 1994, l’ultima in ordine di tempo, su cui è più marcata l’influenza dell’unificazione economica europea, non è ancora conclusa, a dieci anni di distanza, rimanendo irrisolto il nodo critico della gestione del lavoro temporaneo. Soluzioni provvisorie vengono così definite con accordi locali, tra terminalisti e fornitori di manodopera, grazie alla mediazione delle Autorità Portuali.
Questa pratica, solo apparentemente nuova, di circoscrivere localmente l’ambito delle questioni del lavoro contrasta, invece, con quanto sembra essere ancora il punto fondamentale dello sviluppo: l’integrazione degli scali in un sistema nazionale, sottoposto attualmente alla feroce concorrenza dei paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo.