Descrizione
La Scozia, dalla natura abbagliante, verde e ricca, è testimone della storia di Morgana. Non basta la sua professione di medico, non bastano gli amici c’è qualcosa nella sua vita che non va. Una voglia di scappare da un quotidiano assilante che la rende infelice, inappagata. Una vacanza in perfetta solitudine in una terra amata e da sempre nei suoi sogni può aiutarla a ritrovare un equilibrio e una serenità tanto desiderata.
Ma il suo quotidiano la vita di tutti i giorni la inseguono inaspettatamente fino all’estremo nord della Scozia, e lì incontri inaspettati…
PROLOGO
Se qualcuno mi avesse chiesto come mi fossi vista nel futuro,
quale fosse la mia idea di felicità, io avrei risposto così: mi vedo
seduta sul davanzale di una finestra a bovindo, con le ginocchia
piegate al petto e le braccia avvolte intorno e ad esse. Vicino
ai piedi ho poggiato una tazza di tisana calda, il cui vapore sta
salendo ad alitare sul vetro della finestra. Il camino è acceso e
crepitante e davanti ad esso è sdraiato un labrador sonnacchioso
color panna. Riesco perfino a sentire l’odore del parquet
che riveste il pavimento della stanza e l’aroma frizzante dell’inverno
che filtra da sotto la porta. Il mio sguardo sta spaziando
fuori nella natura spettacolare di una giornata grigia: il
lago sullo sfondo, gli alberi imponenti vicini e lontani, l’erba incolta
ed i primi fiorellini audaci, preannunciatori di una primavera
imminente; il sentiero di pietra che conduce alla porta,
che sembra mischiarsi con il cielo plumbeo e la casetta per gli
uccellini in cui un pettirosso se ne sta beatamente appollaiato.
Io mi vedevo così. Assorta e felice a contemplare il mondo
esterno in un paesino caratteristico della campagna scozzese.
E mi immaginavo sola.
Credo che il nocciolo della questione fosse proprio questo.
Non vedevo accanto a me un uomo.
E soprattutto non la persona con la quale ero stata fidanzata
fino a poco tempo prima.
Ognuno di noi prima o poi nel corso della sua vita si trova ad
un punto morto, ad un bivio. Chiamatelo come vi pare. Crisi,
mi sembra il termine più adatto. E non è mai colpa del lavoro
o della vita sentimentale o di qualsiasi altro motivo si possa
credere. La crisi è personale. di qualsiasi altro motivo si possa
credere. La crisi è personale. Siete voi che non riuscite più a
continuare ad andare avanti come avete fatto fino a quel momento.
I motivi alla base poi, possono essere di varia natura ma
il concetto fondamentale è che non siete più la stessa persona
che eravate fino a cinque minuti prima.
Vi siete evoluti, senza rendervene conto, giorno dopo giorno.
Avete presente quando una persona che non vedete da tanto
tempo vi incontra e vi dice “Come sei cambiata!” oppure,
quando eravate bambini, “Come sei cresciuta!”, e voi rimanete
spiazzati perché vi guardate tutti i santi giorni nello specchio e
vi trovate sempre uguali? Succede un po’ così. Quando una
cosa l’avete sotto gli occhi costantemente non notate i cambiamenti
che si succedono in essa. Ma se perdete per un po’ di
tempo il contatto, se distogliete l’attenzione, poi vi appare subito
lampante la diversità. Diciamo che ognuno di noi vive la
sua vita in modo ripetitivo e poco presente, preso com’è dai
mille problemi quotidiani, finché un giorno apre gli occhi e
d’improvviso è come se non si riconoscesse più, tanto si trova
cambiato. Perché aveva perso di vista sé stesso. In quel preciso
momento qualcosa si innesca e non è più possibile tornare indietro.
Potete temporeggiare, potete fingere ma prima o poi
dovrete affrontarvi perché non riuscirete più a continuare a vivere
la vita che avevate conosciuto fino ad allora. Comincerete
a porvi mille interrogativi senza arrivare ad alcuna risposta
esauriente. E allora l’unica cosa da fare sarà accettare il cambiamento.
Questo è ciò che mi è successo, alla soglia dei trent’anni. Mi
sono svegliata da un lungo torpore mentale e quello che ho
visto non combaciava più con me.